La «giustificazione» nel «Commento alla Lettera ai Romani» di Lutero
Abstract
Nel «Commento alla Lettera ai Romani» di Lutero la «giustificazione» divina è effettivamente resa in termini forensi: non solo quindi come «estranea» all’uomo, ma anche come a lui «imputata» da Dio. Tuttavia essa è efficace a tal punto che nel battezzato il peccato, pur permanendo, non è più «dominante », ma «dominato». D’altronde, il Riformatore ha attinto dalla Bibbia la verità di fede dell’efficacia della parola divina, che, se dichiara che il battezzato è giusto, lo rende realmente tale. Questi due temi, ben presenti nel
«Commento», mostrano la validità di una tesi di più ampio respiro: il sistema linguistico-concettuale con cui Lutero ha espresso la nozione di «giustificazione » è irriducibilmente diverso da quello tridentino, benché non sia incompatibile con esso.